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ISTOGRAPHIKA

Palazzo Zorzi (Venezia, Castello 4930) Marzo-Aprile 2005



In origine mero sottoinsieme di ricerche d'ordine più generale — quali HYDROS e REFLEKTA — ISTOGRAPHIKA ha col tempo assunto pieno statuto di analisi indipendente.

Giocando sulla scomposizione in elementi di un oggetto altrimenti noto — le reti da pesca (qui in particolare quante giacciono nel bacino lagunare fra Venezia e Marghera) — ISTOGRAPHIKA dà vita ad una serie di quadri astratti di forte suggestione, in cui forme materiali disparate sembrano galleggiare nell'aere, producendo variegati riflessi (e rifrazioni) in quel che di liquido tale aere inaspettatamente mantiene.

ISTOGRAPHIKA (da "istòs", in greco "tela, ragnatela") volutamente tralascia il più ovvio "dìktuon" ("rete da pesca"), in quanto la scomposizione di elementi, che nuovamente si precisano attraverso la ricomposizione mentale dello spettatore, dà vita a trame concettuali molteplici in cui pensieri ed emozioni restano imbrigliati — così come la luce, il vento, l'acqua, le alghe e le mucillagini.

Inerpicandosi su sentieri visivi inaspettati che portano, attraverso l'ambiguo e il polisemico, a reperire il noto nell'ignoto, ISTOGRAPHIKA è intimo percorso reticolare del soggetto che riscopre il suo stesso occhio proiettato sull'oggetto.


La Mostra include un ulteriore portfolio: IMAGINARIA.

IMAGINARIA è il risultato dello sguardo multi-dimensionale di un Fantasma, che si pone al servizio dello spettatore prestandogli per un istante il proprio occhio, così da mostrare la singolare prospettiva dell'essere, ad un tempo, ovunque e da nessuna parte.

In IMAGINARIA, l’occhio e la mente vengono sorpresi a inseguirsi perennemente in un alternarsi asintotico di assenza e persistenza.


 

 




ISTOGRAPHIKA vuole essere omaggio alla magica bellezza della Laguna di Venezia — la più vasta "zona umida" d'Italia, già dichiarata Patrimonio Mondiale dall'UNESCO nel 1987 — e alla preziosa unicità del suo ecosistema. Varie voci hanno più volte auspicato l'inclusione della Laguna, nella sua interezza, nella "Lista delle zone umide d'importanza internazionale" ai sensi della Convenzione sulle Zone Umide (Ramsar, Iran 1971). Il presente omaggio spera di portare contributo al compimento di tale azione.

ISTOGRAPHIKA ha ricevuto il patrocinio dell'UNESCO e della Provincia di Venezia, ed il riconoscimento da parte del Programma Idrologico Internazionale delle Nazioni Unite.



[ ISTOGRAPHIKA ]





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CRITICA



“L’ansia pittorialista – che invece spesso è specificamente fotografica, nonostante la pretesa “imitazione” della pittura – ha suggerito anche la realizzazione di immagini dove il segno grafico si evidenzia rispetto alla morbidezza del chiaroscuro, che viene eliminato per far prevalere soltanto il “disegno” puro, scarnificato, come nel processo di solarizzazione, praticato con creativa energia specialmente da Man Ray, o da Luigi Veronesi e Mario Finazzi, tra gli italiani.
 
L’alto contrasto nella ripresa, intensificato nello sviluppo e nella stampa positiva finale, consentono al fotografo di registrare un paesaggio altrimenti sconosciuto, se non è immaginato, come può suggerire la fotografia nella sua specifica tecnica, oggi proposta suggestivamente da Massimiliano Lattanzi, con le sue accattivanti strutture lagunari.„
-- Italo Zannier




Attraverso un ritmo di linee verticali e piani cangianti, ISTOGRAPHIKA è un percorso prima di avvicinamento e perdita, poi di allontanamento e recupero della realtà, sull’immagine di reti da pesca lagunari.
 
Visione distratta e puntuale per l’occhio normale, le reti si tramutano in visione onirica per uno sguardo poetico o per un’esplorazione di tipo percettivo. Il mezzo fotografico è lo strumento di scienza e poesia che Massimiliano Lattanzi usa per svelare la complessità che si cela dietro al reale.
 
A distanza ravvicinata, l’immagine entra nell’astrazione. La rete è una superficie organica piantata tra cielo e acqua che innesca un gioco a due facce, costruita di riflessi. Non è rete, non è laguna, è la ripresa di un fenomeno organico e umano, una sindone di macchie corrispondenti e misteriosamente note.
 
In alcune foto, a un’immagine è sovrapposta un’altra e, reti su reti, è un affastellarsi di ombre che suggeriscono una verità nascosta che appartiene non a noi ma allo spazio in cui viviamo e che non comprendiamo totalmente. Come dopo il suono permangono le onde acustiche, così dopo l’esperienza si attardano le sue ombre, a noi invisibili.
 
Con l’allungarsi della prospettiva, la visione si apre come nella scomposizione di un prisma. Il riflesso diventa acqua, le trasparenze reti, il contesto è pura natura, uccelli e aria. L’occhio si distende seguendo il semicerchio armonioso delle reti nell’acqua e il mistero coincide con la realtà, con la nostra realtà. Il silenzio è ampio e ben tracciato, sullo sfondo dell’arco di Porto Marghera.
-- Elisa Capitanio